Se i gatti potessero parlare
- Marta Arduino
- 2 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Di Piergiorgio Pulixi

Protagonosta è nuovamente Marzio Montecristo, libraio scontroso e ruvido ma irresistibilmente colto, i burbero quanto basta, ma irresistibilmente simpatico, soprattutto quando si accompagna all'amico poliziotto Flavio Caruso. La loro dinamica, tra battute e deduzioni, regala momenti di comicità e complicità, mentre la trama omaggia in modo esplicito i meccanismi classici del whodunit à la Agatha Christie.
La struttura del romanzo è ben orchestrata: un microcosmo chiuso (la nave Mise en Abyme), un omicidio apparentemente impossibile, una rosa di sospettati e una catena di indizi disseminati con abilità. Pulixi gioca con gli stilemi del giallo classico senza mai cadere nella parodia, ma mantenendo un tono ironico che alleggerisce la tensione senza annacquare il mistero.
Uno degli elementi più godibili è il ricco apparato metanarrativo: Pulixi affida a Montecristo una vera e propria lezione sul romanzo poliziesco, citando autori di ogni epoca, italiani e stranieri, e trasformando il testo in una sorta di guida colta e affettuosa per chi ama il genere. Le citazioni non sono mai gratuite, ma integrano e arricchiscono la trama.
I personaggi di contorno — dalla gattara Greta a Nunzia, presidente di un gruppo di lettura — sono tratteggiati con cura e umanità. I due gatti, Marple e Poirot, sono una presenza tenera e ironica, piccoli comprimari che non salvano la situazione, ma la rendono indimenticabile.
In definitiva, La libreria dei gatti neri è un romanzo perfetto per chi ama i misteri eleganti, i giochi letterari, le atmosfere calde di una libreria indipendente e i gatti (ovviamente). Piergiorgio Pulixi firma un libro colto ma accessibile, divertente ma profondo, sospeso tra omaggio e invenzione, capace di intrattenere con intelligenza fino all’ultima pagina.
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